Ennesimo richiamo sull'utilizzo delle immagini nei social

Numero di circolare: 
121
Data di emissione: 
26/01/2021

Tra pochi giorni, il 9 febbraio, sarà  il Safer Internet Day.

Ai docenti va il mio invito ad affrontare aspetti etici e normativi correlati all'uso del Web e dei Social MEDIA (anche sotto il profilo penale) all'interno della Educazione alla cittadinanza.  Vorrei fosse data priorità a queste tematiche, che periodicamente sono costretto, mio malgrado, a dover affrontare per diverse ragioni dalla didattica.

Da docente di Scuola media inferiore (allora si chiamava così), ho l'orgoglio di essere stato tra i primissimi in provincia di Lecco a introdurre nelle classi il web editing e la conoscenza del funzionamento di Internet, intesi come potenzialità ma anche come pericolo.

Pericolo legato alla difficoltà di stabilire se la notizia letta nel Web fosse corretta, oggettiva, manipolata o volutamente distorta. Pericolo legato ad un uso superfciale della Rete, col rischio di cadere in trappole di diversa natura, ma anche di essere più o meno volontariamente autori di reati, potenzialmente anche con spiacevolmente importanti conseguenze .

Ancora oggi ho purtroppo notizie, per ora solo "informali", di immagini di docenti e di compagni che girano per il web, riprese durante la DaD, nonostante le mie circolari e i - mai troppi - avvisi da parte mia, dello staff e degli insegnanti. In quale forma verbale o con che immagini o mappe concettuali posso riuscire a far capire ai miei studenti spesso molto giovani, dei primi anni, che quasta azione è in ogni caso illegittima se non autorizzata (e non lo0 è)?

Con quali esempi concreti di procedimenti giudiziari con conseguenze sul piano civile (onorario dell'avvocato, spese del processo, risarcimento danni) e penali (menzione nel casellario giudiziario, difficoltà nell'ottenimento della patente, del porto d'armi, del passaporto) devo provare che pubblicare senza consenso è un reato, e come tale viene perseguito a querela di parte?

Volete, ragazzi e genitori, che quantifichi quante famiglie ho incontrato, nella mia esperienza da dirigente, che per una "sciocchezza" messa sul Web si sono ritrovate davanti al Procuratore della Repubblica?

Vi interessa sapere quanti adulti, non solo genitori ma anche zii, parenti lontani, amici o semplici sconosciuti, hanno ri-postato e diffuso immagini e filmati "rubati" da studenti immaturi e disinformati (la reale cattiveria, cioè il bullismo vero e proprio, è un po' più rara, anche se ha conseguenze devastanti per vittima e carnefici, per evidenti motivi diversi)?

Una immagine pubblicata nel web - per stupidità, per noia, per una sciocca goliardia, per fare il "figo" di fronte agli del gruppo, per dimostrare di essere più forte e più furbo del docente ripreso a sua insaputa - alla pressione del tasto "enter" si fissa indelebilmente, per anni, nella Rete e si diffonde in migliaia di rivoli diversi. Quasi sempre, se va bene, finisce nel dimenticatoio della indifferenza, ma talvolta si impiglia in siti apparentemente lontani e inaspettati, o finisce casualmente all'attenzione del collega che informa "l'oggetto del ritratto"  Allora cominciano i guai potenziali. Ogni singolo byte parte da un account, da un indirizzo IP, statico o dinamico, che la Polizia postale rintraccia in pochi minuti (ma anche un qualunque mio ex studente di terza media un po' sgamato ci potrebbe arrivare vicino).

Ho visto abbastanza studenti, prima  boriosi e alteri, piangere in Presidenza, dopo essere stati dai Carabinieri. Ho visto fin troppi genitori di quelli che "ma mio figlio voleva solo scherzare, non lo sapeva" con la testa bassa e il portafogli un po' meno pieno.

E sinceramente, vorrei evitare di vederne ancora, specie adesso che abbiamo tutti altro a cui pensare.

Claudio Lafranconi
Dirigente scolastico I.I.S. "FIOCCHI" - Lecco